Correva l’anno 1814 e Vittorio Emanuele I, rientrato a Torino dopo la caduta di Napoleone, con l’emanazione delle Regie Patenti, istituì “un Corpo di militari, distinti per buona condotta e saggezza, chiamati col nome di Corpo dei Carabinieri Reali” allo scopo di “ristabilire e assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità … Scoprire e sottoporre al rigore della Legge i malviventi e i male intenzionati e per prevenire le perniciose conseguenze che, da simili soggetti, sempre odiosi alla Società, possono derivare a danno dei privati cittadini e dello Stato”.

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Sono passati 200 anni, ma le parole del documento firmato dall’allora re suonano più attuali che mai. Basta guardarsi intorno ed osservare la realtà che ci circonda per comprendere quanto l’operato dei Carabinieri incida nella vita di ognuno di noi in termini di sicurezza e di esempio per abnegazione di fronte al dovere di proteggere la popolazione civile dalle minacce che, oggi come ieri, provengono dalle parti malate della società. 

L’Arma, in questi primi 200 anni di vita, quotidianamente sempre presente nelle vicende militari e civili d’Italia, si è sviluppata ed evoluta, ed è oggi una Forza Armata moderna ed efficiente, in servizio permanente di polizia. Ciò che è rimasto saldo e immutabile sono la sua natura militare e il suo duplice ruolo, militare e di polizia, caratteristiche irrinunciabili. L’Arma nasce come forza militare caratterizzata da tale peculiare duplicità di ruolo e tale è rimasta, fedele a se stessa e alla missione avuta, per due secoli. Questa è la sua essenza. L’Arma o è tale o non è: non vi è altra via da percorrere.

Non dobbiamo perciò meravigliarci se l’Arma dei carabinieri sia leader nel mantenimento della pace e nelle missioni di cooperazione internazionale. La sua presenza in vari teatri operativi l’ha resa un punto di riferimento per gli stati che si stanno rialzando da lunghi periodi di guerre e crisi. Appare perciò evidente come l’Arma costituisca un pezzo d’Italia che funziona e che viene apprezzato e preso come esempio all’estero. Donne ed uomini che, in giro per il mondo, mettono la loro professionalità ed il loro impegno al servizio della collettività internazionale al fine di esportare quello che di buono il nostro Paese ha da offrire. Un esempio per tutti in un momento molto delicato che vede il nostro stesso senso di appartenenza alla Nazione particolarmente fragile.

Ma non dobbiamo nemmeno meravigliarci se l’Arma dei carabinieri non sia solo il corpo delle missioni fuori dai confini italiani, anzi rappresenti da sempre un punto di riferimento per la cittadinanza. Fondamentali per preservare l’Istituzione, oggi come allora, sono le Stazioni Carabinieri che costituiscono il tessuto nervoso del sistema della sicurezza del Paese. Le Stazioni sono fatte di Carabinieri, donne e uomini, e vivono della forza morale, dell’entusiasmo e dell’abnegazione dei Carabinieri che le compongono. L’onore e l’onere di mantenere salda l’Istituzione sono, quindi, principalmente affidati a loro. È un compito gravoso ma, al tempo stesso, grandioso e la chiave del successo è nella vostra abnegazione, nel vostro agire, nella vostra etica, nella vostra dedizione al dovere, nella vostra capacità di servire la popolazione. Perché il Carabiniere è uomo militare e uomo morale.

In questi giorni, e mi avvio alla conclusione, mi sono più volte confrontato con un nostro concittadino. Dal confronto, è emerso questo breve ma intenso messaggio che ora vi andrò a leggere.

“Per una serie di ragioni, anche personali, mi è materialmente impossibile  essere con Voi in occasione del conferimento della benemerenza all’Arma dei Carabinieri. Mi dispiace enormemente, perché durante tutto l’arco della mia attività giudiziaria, come inquirente ho sempre sperimentato e apprezzato la straordinaria professionalità degli Uomini e delle Donne dell’Arma. So bene pertanto che se la magistratura ottiene risultati positivi è anche grazie al loro fondamentale e prezioso contributo, ottenuto con costante spirito di sacrificio e alto senso del dovere. All’Arma dei Carabinieri sarò quindi, per sempre, sinceramente grato. Mi dispiace non esserci anche perché come cittadino onorario di Riva sarei stato davvero orgoglioso di partecipare alla cerimonia, che sicuramente pone la “nostra” città in posizione di eccellenza per quanto riguarda il riconoscimento concreto dei valori della legalità e della sua efficace tutela,  nell’interesse della sicurezza dei cittadini e della serenità della civile convivenza. Auguro alla manifestazione ogni miglior successo. Un caro saluto a tutti anche da parte di mia moglie Laura e un arrivederci a presto. Gian Carlo Caselli”.

Leggendo attentamente questo messaggio, emerge chiaramente l’obbligo di proteggere i giovani dal male ma anche di insegnare loro a riconoscerlo. Dobbiamo fare la nostra parte. Tutti. Uno per uno. Nessuno escluso. Per sognare un mondo nuovo, un mondo di diritti, doveri e legalità. Perché solo immaginando un mondo del genere, questo potrà trovare la possibilità di realizzarsi davvero. Perché nella lotta alla criminalità organizzata, della quale il nostro concittadino Gian Carlo Caselli si è sicuramente contraddistinto, giusto per esempio, non possono esserci zone grigie e non è possibile alcun tipo di compromesso. Abbiamo il dovere di combatterla con tutti i mezzi e di non tacere, non accettare il malaffare, perché il silenzio uccide due volte. Abbiamo il dovere di essere tutti un po’ Carabinieri. Ognuno per la sua parte. Perché essere Carabiniere significa impegnarsi quotidianamente per affermare la legge e tutelare la sicurezza dei cittadini.

È perciò un onore a nome mio personale e di tutta la Civica Amministrazione insignire dell’istituto della Cittadinanza Onoraria l’Arma dei Carabinieri. Perché sono certo che Riva Ligure venga prima di tutto, facendo una netta scelta di campo. E Riva Ligure, senza indugi, ha scelto di stare dalla parte dello Stato, scegliendo il rispetto delle regole, scegliendo due baluardi della legalità quali suoi due ultimi cittadini onorari.

W l’Arma dei Carabinieri. 

W Riva Ligure.

W l’Italia.